Roma, 20 novembre – Avrebbe dovuto avere la forma della barca tradizionale per la raccolta delle perle mentre, a lavori finiti, lo stadio del Qatar, presentato dagli organizzatori per i Mondiali del 2022, assomiglia a una vagina. Le immagini stanno facendo il giro del web. Attorno alla costruzione della strana struttura, però, circolano voci sul presunto sfruttamento della manodopera. Due mesi fa, infatti, il Guardian aveva raccontato le condizioni di chi nel paese arabo, stava e sta lavorando alla costruzione di stadi e impianti che ospiteranno squadre, federazioni e, immaginiamo, moltissimi tifosi da tutto il mondo. Ad intervenire anche Amnesty International: «I nostri risultati indicano un preoccupante livello di sfruttamento della manodopera utilizzata nel settore delle costruzioni in Qatar», ha detto il segretario generale di Amnesty Salil Shetty. «La FIFA ha il dovere – continua – di inviare un messaggio forte avvertendo che non tollera alcuna violazione dei diritti umani sui progetti di costruzione relativi alla Coppa del Mondo».
«E’ semplicemente ingiustificabile che in uno dei Paesi più ricchi del mondo ci siano così tanti lavoratori migranti spietatamente sfruttati, privati della loro retribuzione e che lottano per sopravvivere. I datori di lavoro in Qatar hanno mostrato un disprezzo sconvolgente per i diritti umani fondamentali verso i lavoratori emigranti. Molti stanno approfittando di una legislazione permissiva e lassista delle tutele del lavoro per sfruttare i lavoratori». Amnesty dichiara di aver effettuato delle interviste a 200 immigrati, lavoratori in Qatar che avrebbero riferito sfruttamento, mancato pagamento dei salari e pessime condizioni lavorative. Inoltre, secondo la Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc), la frenesia legata alla realizzazione delle strutture per i Mondiali del 2022 in Qatar «provocherà la morte di 4mila lavoratori immigrati» prima che il primo pallone venga calciato.