Roma, 3 dicembre- Sembrava già un capitolo chiuso e archiviato e invece ieri è arrivato l’ennesimo rinvio sul bilancio. Con l’opposizione che lasciava l’aula Giulio Cesare, tensioni e polemiche, il Campidoglio non ha ancora cancellato il rischio default, ma Marino ha assicurato l’approvazione entro la settimana. A gravare sulla votazione non sono solo le opposizioni, ma in primis i dissapori fra maggioranza e giunta e in maniera specifica fra i capigruppo della maggioranza e i sindaco Marino. Il braccio di ferro sembra giocarsi sul rimpasto, Marino ha assicurato che sarà una cosa da poco, quasi chirurgico, e comunque se ne discuterà dopo la manovra finanziaria. I consiglieri invece temono che sarà piuttosto corposo e arbitrario e dopo il bilancio Marino si sentirà libero di decidere senza concertazione. A queste scintille si aggiungono poi le opposizioni, con Alemanno in testa, che si scagliano contro il primo cittadino che non ha ancora fornito la proroga al commissariamento firmata dal Prefetto «non si prosegua l’attività dell’aula consiliare fino a quando non arriverà la lettera del Prefetto che contiene la proroga». Però Marino avverte che la norma salva-Roma da sola non può garantire il futuro della città e che il Campidoglio è ancora soggetto a commissariamento. Così per bocca di Francesco D’Ausilio, capogruppo Pd, viene tesa una mano alle opposizioni per trovare un accordo «Riconoscere le indicazione da loro date, rafforzare controllo e indirizzo del Consiglio sui contratti di servizio delle aziende comunali, una sessione straordinaria sull’urbanistica per approvare un pacchetto di delibere e sbloccare il settore e, infine, una modifica concordata del Regolamento». L’obiettivo è evitare che singoli consiglieri, di uno schieramento o l’altro, possano paralizzare per giornate intere l’aula.