Scontro Salvini-Venditti nella puntata di Ballarò andata in onda ieri sera su Rai 3. Un confronto in cui il segretario della Lega e il cantante romano non se le sono mandate di certo a dire: “Vai a lavorare!”, dice il leader del Carroccio al cantautore. “Io vado a lavorare, ho la mia arte!” replica da studio infervorandosi il musicista. “Tu che fai? Dove li prendi i soldi per vivere? Ruspe su cosa? Io non sono un politico e non vivo di politica, con me non attacca“, prosegue ancora Antonello Venditti, che scatta dalla poltrona in almeno un paio di occasioni, sorprendendo in più di un’occasione il conduttore e giornalista Massimo Giannini.
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Questo in sintesi quanto detto, in uno scontro fra politica e mondo dell’arte che già aveva visto Alessandro Gassman e Giorgia Meloni, dove, anche lì, l’attore aveva ricordato all’ex ministro chi le paga da sempre lo stipendio e di come quello stipendio dovrebbe essere il frutto, e non solo, di una politica al servizio del cittadino e non un marchio di quella casta che poca a cuore la sorte di un paese.
Detto questo, Rai 1, Rai 2 e Rai 3 nella giornata di martedì, fanno il pieno di share e a viale Mazzini, ci si frega le mani, con tre programmi piazzati nelle prime tre posizioni fra quelli più visti. Ballarò in particolare, dopo un inizio in sordina, grazie alla diatriba politico-artistica, raggiunge un 7 e più percento con oltre 1 milione e mezzo di telespettatori, resistendo alla concorrenza intestina della Partita del Cuore giocata alla Juventus Stadium in onda sulla rete ammiraglia. (Fonte TvBlog).
Tornando alla querelle tra Salvini e Venditti, alla fine, difficile dire chi ne sia uscito vincitore, o forse sì, usando le dovute cautele. Partendo dal presupposto che la rete non ha risparmiato i due contendenti, ricordando l’eventuale, per certi versi scarso, background culturale di Salvini da una parte, chi la perdita del vigore musicale dell’artista nel corso degli anni dall’altro, il format della puntata di ieri, uscendo dagli schemi del politichese, svecchia e di molto, un certo modo di fare approfondimento giornalistico.
I due mondi, fatto salvo alcune eccezioni – vedi Celentano per esempio – non entravano in contrapposizione in modo così acceso da un po’. Osare in alcuni casi può essere premiante. Ci vuole del resto coraggio. Un ring adatto e qualcuno pronto a darsele di santa ragione. Dunque da che parte ha finito per pendere la bilancia del consenso? A Salvini qualcuno ha riconosciuto una capacità comunicativa in ascesa, costruita sempre più su concetti chiari senza troppi giri di parole; un netto miglioramento, per alcuni, una strategia tendente al populismo per altri.
E Venditti? Venditti, i cui colori politici hanno orientato molte delle sue occasioni, si è calato nella parte del cittadino arrabbiato e deluso, così come il suo predecessore Gassman. Alla fine, le sue canzoni, tra amore e quartiere, tra una Roma che soffre e la rabbia crescente, hanno in molti caso anticipato i tempi, hanno fatto da monito. Campanello d’allarme. Imprescindibile, colui che in molti commenti è stato definito Komunista e radical chic ha sbottato. Aldilà del privilegio. Forse perché Roma è un cuore che batte, un cuore da milioni di cuori.