Roma, 21 dicembre- L’editore di Repubblica, De Benedetti sta accumulando debiti su più fronti e le banche si rifiutano di certificare i bilanci. Il problema più grave è sul fronte della Tirreno Power, con un’inchiesta per disastro colposo sulla centrale di Vado Ligure (partecipata dalla Tirreno). I debiti superano gli 800 milioni, con un tasso di interesse dell’1.5 per cento ripartiti fra Unicredit, Bnp, Credit Agricole, Bbva, Intesa, Mediobanca, Mps eCassaDepositiconquote. Poi c’è il disastro della Sorgenia che vede De Benedetti sotto di 1,7 milioni. L’editore di Repubblica ha speso dal 2000 a oggi circa due miliardi per trasformare la sua azienda in una piccola Enel, con quattro nuove centrali a gas e un maxi contratto Eni per il metano libico. Se ad inzio secolo questa poteva essere una miniera d’oro adesso siamo ai conti in rosso, la vecchia energia non riesce a tenere il passo con il crollo dei consumi e la concorrenza di solare ed eolico tagliano i margini mettendo a riposo le centrali a gas. Per Sorgenia ha già significato mezzo miliardo di svalutazioni e un rosso di 434 milioni nei primi 9 mesi del 2013 (incluso l’azzeramento del valore della quota Tirreno). Le aziende elettriche in proposito stanno tentando un duro attacco alle energie rinnovabili e al loro sviluppo caotico, favorito dagli incentivi statali. Per questo Sorgenia ed Enel si sono alleate e stanno premendo sul governo per ottenere un sussidio salva conti, pagato dalle bollette. La norma ribattezzata dagli ambientalisti “ammazza-rinnovabili” prevedeva un sussidio di 500 milioni di cui un centinaio in tasca a Sorgenia. Ma alcuni gironi fa l’accordo è saltato e l’emendamento è scomparso dall’agenda politica. Ormai l’unica soluzione per Sorgenia sembra il salvataggio di sistema con i francesi di Edison-Edf.