Roma, 19 ottobre – Giunge a conclusione una delle più lunghe giornate di Roma e i bilanci sono ottimi. Solo qualche tensione e poche cariche per l’arrivo degli antagonisti a Roma, per tutti gli altri c’era la volontà e l’entusiasmo di mostrare la propria forza e il proprio numero con lo scopo di ottenere risposte concrete ai tanti problemi che affliggono il paese.
Nonostante il clima di forte tensione diffuso per questa giornata (tanto che l’Università La Sapienza aveva chiuso per motivi di ordine pubblico e il Policlino Umberto I aveva già preparato i letti in attesa dei feriti) essa si è svolta senza eccessivi intoppi.
In piazza San Giovanni alle 14:30 c’erano già 30mila persone che man mano hanno iniziato ad aumentare fino ad arrivare a circa 100 mila. Il serpentone ha iniziato a muoversi con molto ritardo, più di un’ora, per dar modo ai pullman, provenienti da tutta Italia, di giungere a Roma.
Intorno alle 15:30 si inizia. Il corteo sfila su via Merulana al ritmo dei tamburi, suonati da artisti di strada, tantissimi i discorsi che si succedono al microfono, segno della grande varietà di problematiche presenti nel Bel Paese. Hanno iniziato i lavoratori dipendenti, operai e cassintegrati, poi hanno parlato gli studenti universitari e i migranti e rifugiati politici e i comitati per il diritto all’abitare. Infine i famosi e temuti antagonisti, i movimenti No Tav, No Dal Molin e No Muos. Ma non erano neri o black block sono famiglie, anziani e giovani che lottano per il loro territorio, che sono contrari a quelle grandi opere che devastano il territorio con colate di cemento e all’investimento di soldi pubblici nella costruzione decennale di infrastrutture di dubbia utilità.
Fino a qui le uniche note stonate erano le serrande abbassate in quasi tutti negozi sul percorso del corteo, molti dei quali protetti da pannelli di compensato.
Poi la svolta su via Gioberti, vicino ad una sede di Casa Pound ( via Napoleone III), dove il gruppo neo fascista è uscito dalla sede con in mano caschi e spranghe. Dall’altra parte un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo per proteggerlo e permettergli di proseguire. I due gruppi però non sono venuti mai in contatto grazie ad un cordone della celere che si è frapposto, poco dopo è partito un lancio di bottiglie e oggetti vari da parte di Casa Pound verso il gruppo del corteo. Il risultato è stato un poliziotto leggermente ferito al braccio, ma senza altri inconvenienti, anche perché la voce al megafono invitava tutti a proseguire.
Così la manifestazione ha proceduto in piazza della Repubblica, costeggiando la stazione Termini, fortemente difesa dagli agenti, per poi arrivare in via XX Settembre, di fronte al Ministero dell’Economia, attaccato con lancio di uova e petardi. La testa del corteo prosegue ed è già quasi a Castro Pretorio. Poi si sentono i primi boati e gli incubi di Genova 2001 e Roma 2011 tornano a farsi vivi, vengono lanciati i primi lacrimogeni e parte la carica, molto dura, che isola il gruppo più facinoroso permettendo al resto del corteo di continuare. La stessa situazione si ripete di fronte alla sede centrale delle Ferrovie dello Stato.
Infine l’ingresso a Porta Pia, il ministero delle Infrastrutture è completamente circondato da blindati, defender e mezzi idranti al punto che risulta difficile vederlo alle loro spalle. La situazione procede in tranquillità per molte ore, mentre spuntano le prime tende e si inizia ad aiutare tutti a preparare il cibo. Si diffonde già la voce del successo della giornata, della “mancanza di eccessi da entrambe le parti” come si augurava ieri Ascanio Celestini.
Si sente un vetro infranto, hanno lanciato una bottiglia contro i reparti anti sommossa, che si schierano immediatamente. Continua il fitto lancio di bottiglie e petardi, questa volta diretti proprio contro gli uomini in divisa, perchè è chiaro che l’assalto al ministero sia impossibile. Gli stessi manifestanti, però, si rivoltano contro il nuovo gruppo di agitatori, sanno che le cariche in una Porta Pia stra-piena creerebbero il panico, rischiando anche calpestamenti. Vengono fatti i primi cordoni per evitare che le persone scappino travolgendosi a vicenda, intanto uno degli organizzatori parla con il dirigente di piazza scusandosi per l’accaduto, non hanno intenzione di tentare l’assalto, è solo un pazzo. Il funzionario ascolta con attenzione e si fida, la celere non si muove, nonostante gli oggetti, la carica non parte.
Sembra tornata la calma, il funzionario si lascia sfuggire un sorriso per la situazione risolta, quando lo sfiora un’altra bottiglia, allora gli stessi organizzatori della manifestazione esasperati prendono i lanciatori, ne esce un litigio e qualche schiaffo e le persone si preparano al ritmo della Banda Bassotti alla cena collettiva e alla seconda giornata di dormita sotto il cielo di Roma.
Alla fine ne esce una giornata dura ma pacifica che non voleva portare in piazza la violenza ma le ragioni politiche e sociali che li avevano condotti lì. Non sappiamo se si possa parlare di antagonisti o professionisti della violenza, solo un gruppo di giovani e giovanissimi (alcuni minorenni) che non conoscevano un sistema più sano di sfogare la propria rabbia e frustrazione.
Sono 15 i fermati dopo le cariche, fra cui alcuni minorenni condotti in questura, per il momento non si sa ancora se i fermi verranno tramutati in arresti.
Adesso la speranza, dopo questa giornata, è che vengano ascoltate le richieste e venga concessa quella dignità all’uomo, al cittadino e al lavoratore che il nostro Paese sembra aver dimenticato.