Roma, 26 ottobre – Siamo a Roma, ospedale San Camillo. Protagonisti di questa vicenda una coppia: lei romana di 23 anni, lui marocchino di 26. Tra di loro una storia d’amore fatta di molti litigi e vista in maniera negativa dalla famiglia della ragazza.
Lui, dopo aver visto la figlia in sala parto, averla presa in braccio per primo e averle dato il nome, Lamya, il nome di una sorella, non la vide più.
Il giorno delle dimissioni, andando in ospedale si accorse che della compagna e della figlia non vi era più traccia. Probabilmente la compagna è riuscita a farle cambiare nome e ad andare via: secondo il ragazzo, è stata costretta.
Il ragazzo, infatti si era allarmato a causa del tenore delle ultime parole che lei gli aveva scritto per sms: “Io ti amo e devi fidarti e essere più sicuro di me, ora più che mai dobbiamo contare solo l’uno sull’altra, il nostro futuro di tutti e tre lo decidiamo io e te”. Ora il giovane ragazzo non si da pace; vuole ad ogni costo sapere la verità su questa vicenda, capire il perché di questo gesto. Ha presentato, attraverso il suo legale, un esposto in procura. Il fascicolo per sottrazione di minore e falso in atto pubblico è ora in mano al sostituto procuratore Cristiana Macchiusi.
Tarik, questo è il nome del ragazzo, non sa più che fine abbia fatto la figlia. L’unica cosa certa è che il certificato indica nella registrazione anagrafica un nominativo della bimba diverso da quello che i genitori le avevano dato prima delle dimissioni.