Roma, 8 novembre La scienza ha sciolto ogni dubbio, le analisi chimiche svolte sul premio Nobel, Pablo Neruda, hanno provato che non fu avvelenato.
Il grande scrittore cileno morì, ufficialmente per un cancro alla prostata, il 23 settembre 1973 ad appena dodici giorni dopo il golpe militare guidato dal generale Augusto Pinochet contro il presidente socialista Salvador Allende, sostenuto da Pablo Neruda. Tuttavia il caso è stato sollevato solo nel 2011, quando il suo autista e segretario denunciò che lo scrittore fu avvelenato con un iniezione mortale dopo il ricovero all’ospedale.
Il corpo è stato riesumato ad aprile e oggi arrivano i dati ufficiali, che rivelano soltanto le tracce di un cancro alla prostata e non di avvelenamento. Patricio Bustos, responsabile del servizio medico legale cileno ha rivelato «Non sono stati trovati agenti chimici rilevanti che possano avere un legame con la morte del signor Pablo Neruda ». Nei resti analizzati sono stati trovati soltanto residui di un cancro alla prostata, che era stato dichiarato ufficialmente come causa della morte.
Il rapporto di Bustos termina con la soluzione ad un giallo che ha preoccupato per 40 anni « Attraverso diverse tecniche complementari è stata confermata l’esistenza di lesioni metastatiche in vari segmenti dello scheletro, che corrispondono alla malattia per la quale era stato trattato Neruda prima di morire, il 23 settembre del 1973 nella clinica Santa Maria di Santiago».