Roma, 7 novembre – Al di là di ogni immaginazione. Passano i giorni e, man mano, ci si avvicina sempre di più verso l’era “mimetica”. I dispositivi elettronici non si limiteranno soltanto a riconoscere le nostre azioni e le nostre parole, bensì riusciranno a riprodurre oggetti in tre dimensioni. Un piccolo accenno si è avuto già qualche anno fa con il lancio della prima stampante 3D, un aggeggio che consente di riprodurre materialmente diversi oggetti.
Ma Keichi Matsuda è andato ben oltre. L’architetto e regista giapponese, difatti, studia da diversi anni applicazioni ed installazioni basate sull’interazione tra i sensori ed i servomotori. Questi sono particolari tipi di motore che possono essere elettrici, idraulici o pneumatici. Essi sono utilizzati nei controlli di posizione, nei sistemi automatici di regolazione e nelle periferiche di sistema.
Ecco, allora, che Matsuda ha dato vita al suo tavolo “morfico”, ossia un dispositivo che realizza una versione virtuale di tutto ciò che osserva in tempo reale con i suoi sensori. In pratica, essi trasmettono in tre dimensioni l’immagine rilevata, quasi come un televisore che trasmette in diretta quel che riprende una telecamera.
Dunque, prendetevi un minuto e spalancate gli occhi. C’è da rimanere anche a bocca aperta.