Roma, 3 dicembre 2013 – Dopo l’affidamento dello zoo di Napoli a una società privata, l’Enpa torna a chiedere la chiusura della struttura e l’affidamento degli animali lì detenuti ad un centro di recupero. «Con il cambio della guardia al Comune di Napoli speravamo che l’annosa questione dello zoo di Napoli potesse finalmente essere avviata a soluzione – spiega il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri -. Del resto, proprio in campagna elettorale l’attuale sindaco aveva detto chiaramente di considerare gli zoo come un retaggio del passato e durante un incontro con le associazioni nel novembre 2011 ne promise la chiusura.»
«Spiace purtroppo constatare che la tanto auspicata soluzione non è arrivata; è stata invece percorsa una strada che solleva non poche perplessità. Perché – prosegue Ferri – la gestione della struttura è stata affidata con una semplice trattativa privata e non con una gara pubblica? Perché tale gestione è stata affidata ad una società con capitale sociale 10mila euro, dei quali solo 2.500 risulterebbero interamente versati? Perché è stato concordato, per i primi anni, un canone d’affitto irrisorio a fronte di un programma di riqualificazione che, come reso noto da fonti di stampa, sarebbe redatto in modo tanto generico da non permettere alle istituzioni pubbliche di condurre adeguate verifiche, e per di più su un’area su cui gravano stringenti vincoli architettonico-paesaggistici?»
Ma la questione che più di tutte preoccupa l’Enpa è quella relativa agli animali detenuti nello zoo. «Auspicavamo che l’elezione del Sindaco aprisse un nuovo corso per Napoli e per la Campania, e che la città diventasse un esempio positivo per tutto il Paese – aggiunge il direttore scientifico della Protezione Animali -. Dal Comune aspettavamo un atto di coraggio: la chiusura della struttura e la ricollocazione degli animali in centri di recupero e santuari in grado di garantirne salute e benessere, quello di cui sta godendo la tigre Cleo trasferita nell’aprile 2013 dal Corpo Forestale dello Stato nel santuario di Monte Adone, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente. Ci aspettavamo una riqualificazione dell’area che non pregiudicasse i posti di lavoro. A malincuore dobbiamo prendere atto che questo non è avvenuto e che si è scelto di non imparare dalle esperienze del passato, seguendo la linea di una triste continuità.»
L’enpa di riserva di valutare ulteriori azioni legali in merito. «Memori di quanto è accaduto negli ultimi anni con le tormentate vicende dello zoo di Napoli – conclude Ferri – chiediamo alle istituzioni di dare precise garanzie sulla tutela degli animali che continuano a sopravvivere in un struttura che in alcun modo rispetta le normative vigenti, come evidenziato anche dall’ispezione dei Nas e dai fascicoli aperti presso la Procura della Repubblica. Naturalmente il nostro impegno per ottenere la chiusura dello zoo di Napoli, che, come tutti i giardini zoologici rappresenta una struttura anacronistica e del tutto obsoleta, non finisce qui ma proseguirà anche nelle settimane e nei mesi a venire fino al raggiungimento dell’obiettivo.»
(Enpa)