Roma, 25 marzo- Sembra che il Vaticano e in particolare 25 sedi dislocate nel cuore della Capitale, non siano molte avvezze ai pagamenti. Non solo l’Imu è esonerata dai tributi dovuti dalla santa sede, ma ( all’insaputa del Comune) anche la tassa sui rifiuti. Ben 25 stabili, adibiti a dicasteri, atenei, sedi diplomatiche e tribunali, con attività commerciali annesse, non versano da anni i giusti contributi all’Ama. In questo momento stringente per Roma, fra Salva Roma e spending review, Marino cerca di farsi restituire il gruzzolo non versato, grazie soprattutto ad una sentenza della Cassazione, che nel 2012 aveva condannato l’Università Gregoriana a versare l’intero importo della cartella esattoriale, notificata dall’Ama nel 2005. Ma l’università Gregoriana è solo uno fra i 25 palazzi del Vaticano, rei di evasione. Fra gli altri si contano il palazzo del Vicariato (che tra l’altro ospita l’Opera romana pellegrinaggi, leader nel turismo religioso, e l’agenzia di viaggi Quo Vadis) e di Propaganda Fide in piazza di Spagna (con i piani terra occupati da negozi in affitto), del complesso in via della Cancelleria (che ancora oggi ospitano i tribunali apostolici, compresa la Sacra Rota), l’Istituto biblico, l’Orientale e l’Archeologico, il Seminario russo e il Collegio lombardo. Fra indecisioni e imbarazzi, il Vaticano ha impiegato molto a versare la somma richiesta dall’Ama e, provvidenzialmente, i 25 stabili sono diventati esenti, perchè previsti (secondo Renzi) nei Patti Lateranensi. Il primo regalo del neo premier alla Chiesa? Fatto sta che il tribunale però ha ricordato la non retroattività della legge, quindi il Vaticano dovrà comunque versare tutti i contributi evasi fino alla sua emanazione.