Una storia veramente eclatante quella che ha come protagoniste due donne, vittime di un caso di scambio di embrioni all’ospedale Pertini di Roma. Le donne in questione sono Anna e Lia, nomi naturalmente inventati per preservarne la privacy: Anna porta in grembo l’embrione di Lia e Lia, in grembo, quello di Anna. Aldilà dei nomi inventati, però, la storia è vera, con tanto di mariti al seguito, anche loro coinvolti indirettamente.
Anna parla, attraverso il suo avvocato, Michele Ambrosini: “Questi bambini vivono dentro di me, li ho sentiti battere sul mio cuore, crescono e sono sani. Come posso decidere del destino di due creature così attese? Sì, ho avuto un momento di umano rigetto quando ho saputo che non erano miei, anzi nostri, che gli embrioni che avevo in grembo erano di un’altra donna, ma poi abbiamo deciso che la gravidanza doveva continuare, i nostri valori sono questi…”.
Lia al contrario non ce l’ha fatta a portare avanti la gravidanze e ha avuto un aborto spontaneo: un prova sofferta e durissima, quando per anni si è sperato in una gravidanza, e poi si scopre di essere vittime di un terribile errore medico. Perché se a Lia fossero stati impiantati i suoi embrioni e non quelli di Anna, oggi potrebbe essere anche lei in attesa di due gemelli. E dunque futura madre.
Tutto è iniziato il 4 dicembre del 2013 all’ospedale Sandro Pertini di Roma, quando si è verificato lo scambio di embrioni tra le due coppie romane presso il reparto di Procreazione medicalmente assistita, oggi diretto dal dottor Massimo Giovannini; un giorno, quello della fecondazione, sempre in bilico tra lacrime e gioia, perché non sempre tutto va come dovrebbe. Quel quattro dicembre, venti giorni prima di Natale, però, era sembrata una data fortunata: Anna e Lia, che naturalmente non si conoscono, restano incinte entrambe dopo molti tentativi andati a vuoto. Anna e Lia e i loro rispettivi mariti non sanno però un’altra cosa, cioè che quel quattro dicembre le loro vite si sono assurdamente incrociate colpa di un errore. Magari per quei cognomi così simili, oppure colpa di incuria medica, ed ecco lo scambio di provette.
Racconta Michele Ambrosini, noto legale di Urbino, e oggi difensore di Anna e Luca. “Quando sono arrivati nel mio studio erano sconvolti. Portavano tra le mani i risultati della villocentesi, in cui c’era scritto che quei due gemelli che stavano aspettando, e che aspettano tutt’ora, non avevano nulla del loro patrimonio genetico… Mi hanno chiesto di tutelarli, lei è provata, soffre, ha perso molti chili in poche settimane, però mi ha ripetuto più volte: “Avvocato, cosa posso fare adesso? Questi bambini li ho sentiti dentro di me”. Ha deciso di portare avanti la gravidanza, adesso lei e il marito cercano soltanto pace e silenzio, ma siamo di fronte ad un dramma”. Chi è oggi Anna, si chiede infatti l’avvocato Ambrosini, “una futura madre o un utero in affitto, coartatamente in affitto, e che cosa succederà dopo, quando Anna avrà messo al mondo i due gemelli che ha in grembo? “.
Cosciente che nulla sarà come prima, la coppia decide insieme all’avvocato Ambrosini di inviare una lettera al direttore generale dell’ospedale Pertini, Vitaliano Da Salazar, allegando le prove, cioè la scoperta casuale, e dunque ancora più grottesca, di Anna e Luca di non essere genitori biologici dei figli che aspettano. Accade infatti che al terzo mese, come si fa spesso nelle gravidanze complicate, per non rischiare un aborto con l’amniocentesi, Anna si sottoponga alla villocentesi, test che permette di evidenziare se ci sono anomalie genetiche del feto. L’esame non avviene all’ospedale Sandro Pertini, bensì in un altro centro romano, il Sant’Anna. Il referto è chiaro: i due gemelli sono sani, crescono, ma il loro Dna è diverso da quello di entrambi i genitori.
È metà marzo. La lettera dell’avvocato Ambrosini scatena il finimondo. Il reparto di Procreazione assistita viene prudenzialmente chiuso, tutti gli interventi sospesi. “Prima di iniziare un’azione legale sono andato a parlare con il direttore generale, mostrandogli tutte le prove raccolte. I miei assistiti non si sono fermati agli esami del Sant’Anna, ma hanno fatto ulteriori test seguiti da un genetista. E a mio parere non ci sono dubbi su quanto è accaduto il quattro dicembre al Pertini”. Anche se c’è chi avanza, come il genetista Giuseppe Novelli, membro della commissione d’inchiesta, uno scambio non di provette, ma di referti, avvenuto durante la villocentesi. Insomma ad Anna sarebbe stato semplicemente consegnato un referto sbagliato e i due gemelli sarebbero biologicamente suoi.
Sarebbe bello. Ma fino al parto è impossibile che Anna si sottoponga ad altri test, senza mettere a rischio ulteriormente la gravidanza. E poi c’è Lia. Di certo saprà cosa sta accadendo, cosa è accaduto quel brutto e freddo quattro dicembre. Potrebbero Lia e Mario un giorno chiedere la restituzione di quei due gemelli che hanno il loro patrimonio genetico, ma che sono nati dal grembo di Anna? No, dice la legge. Di certo dietro questo terribile errore, ci sono due madri e due padri che hanno perduto il sorriso e che dovranno fare i conti con una dura realtà una volta che i gemellini nasceranno.
Roma 14 aprile