Un primo maggio di festa e di ricordi per tutti gli appassionati di sport e di Formula1, quello di oggi a vent’anni esatti dalla scomparsa di Ayrton Senna, che perse la vita in un incidente automobilistico sul circuito di Imola. Un tragico weekend in cui persero la vita il pilota brasiliano – campione del mondo 1988, 1990, 1991 – e Roland Ratzenberger, pilota austriaco della Simtek, il secondo deceduto il giorno prima durante le qualifiche. Una morte che ne annunciò un’altra, unendo fatalmente l’esordiente Roland e il campione affermato Senna. Il primo era alla 161 partecipazione su 162 gare e aveva ingaggiato battaglie memorabili con il suo rivale di sempre Prost, il secondo soltanto alla terza.
Senna morì perdendo il controllo della sua monoposto, una Williams, mentre percorreva ad altissima velocità la curva del Tamburello. L’incidente fu causato dalla rottura del piantone dello sterzo, che reso ingovernabile la vettura che finì la sua folle corsa contro il muro. In seguito si scoprì che il piantone era stato saldato in precedenza durante una riparazione, un intervento che però non fu sufficiente a garantirne l’efficienza nel momento in cui il pilota brasiliano ha tentato di sterzare per mantenere la macchina in pista. L’impatto coinvolse la parte destra della monoposto che andò a schiantarsi violentemente contro le paratie oltre la via di fuga. un gradino d’asfalto nascosto nell’erba all’inizio della via di fuga, infatti, fece sobbalzare la vettura, che per questo motivo conservò tutta la sua velocità invece di insabbiarsi. Il puntone della sospensione della ruota destra, spezzatosi, penetrò dentro la visiera del casco del pilota dal bordo superiore, causando lo sfondamento della regione temporale destra del pilota. La lesione fece perdere a Senna tre litri di sangue e le lesioni, subito apparse gravissime, fecero optare la clinica mobile per un trasporto immediato all’Ospedale Maggiore di Bologna, dove il brasiliano spirò alle 18:40, all’età di 34 anni e dopo che i medici avevano fatto il possibile per salvargli la vita dopo il ricovero nel reparto di rianimazione. L’autopsia determinò, in seguito che, a parte il trauma alla testa, il pilota non aveva riportato altre lesioni o ferite nell’impatto. L’angolo d’impatto, di soli 22 gradi, aveva permesso alla vettura di assorbire gran parte della forza d’urto nell’impatto.
Rimpatriata la salma inumata poi nel cimitero di Morumbi il 5 maggio, in Brasile furono proclamati tre giorni di lutto. Presenti alla celebrazione del funerale, ex rivali ed amici: Emerson Fittipaldi, Christian Fittipaldi, Wilson Fittipaldi, Roberto Moreno, Rubens Barrichello, Raul Boesel, Maurizio Sandro Sala (rivale di Ayrton ai tempi dei kart), Alain Prost (che aveva seguito la gara di Imola come commentatore per TF1), Jackie Stewart, Johnny Herbert, Thierry Boutsen, Gerhard Berger, Michele Alboreto, Hans-Joachim Stuck, Derek Warwick e Damon Hill.
Nel 1997, nei pressi della curva Tamburello – resa meno pericolosa successivamente con l’introduzione di un chicane – fu eretto un monumento in ricordo del pilota. Alta due metri, l’opera in bronzo, pesa quasi 380 chili. E’ stata realizzata su richiesta del Comune di Imola, proprietario dell’autodromo, e della sagis, società che aveva in gestione l’impianto all’epoca dell’incidente. L’autore dell’opera è lo scultore Stefano Pierotti.
Nel 1997, si aprì il processo sulla morte di Senna, conl’assoluzione nel 2005 sia del patron della Scuderia Williams F1 Frank Williams, sia del progettista della vettura Adrian Newey, in tutti i tre gradi di giudizio; la Corte di Cassazione sentenziò, il “non luogo a procedere” invece sulla richiesta di assoluzione del direttore tecnico del team Patrick Head, in quanto già riconosciuto colpevole di omicidio colposo, ma non condannabile essendosi estinto il reato per prescrizione. Il processo ha consentito di portare alla luce numerose anomalie nell’atteggiamento della Williams e della Federazione, vedi la misteriosa sparizione delle centraline elettroniche della FW16, o la cancellazione degli ultimi fotogrammi del camera-car di Ayrton.
Da precisare che la formula di proscioglimento esatto sarebbe “non doversi procedere” (n.d.p.), perché la diversa formula “non luogo a procedere” è applicata per il proscioglimento in udienza preliminare, allorché il giudice dell’udienza preliminare (GUP) – disattendendo la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero – ritiene che non vi siano elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. Tale formula rimane ad oggi unica nel suo genere in ambito processuale: una assoluzione piena (nel merito) senza istruttoria alcuna.
Dopo la scomparsa, la sorella svelò come molti dei guadagni di Senna venissero spesi in opera di carità, ma su cui il pilota aveva chiesto di mantenere il segreto in vita. Tale generosità rivive nella Fondazione Ayrton Senna, un ente senza scopo di lucro creata proprio dalla sorella Viviane al termine della stagione 1994 e che dà la possibilità ai ragazzi brasiliani meno abbienti di studiare e di sviluppare le loro abilità e talenti. Una citazione famosa di Ayrton Senna era: “I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti la stessa possibilità.
Nel 1994 erano circolate delle che parlavano di Senna prossimo a diventare la prima guida della Ferrari dal 1995, ed esistono diversi documenti che confermano i tentativi di trattativa, con Ayrton che aveva già firmato un pre-contratto nel 1990 con l’allora ds della Rossa Cesare Fiorio per correre alla Ferrari la stagione successiva. Dopo l’abbandono di Fiorio (a seguito di contrasti con Prost) l’accordo saltò. Secondo Julian Jakobi, manager del pilota, Senna considerava la Ferrari come l’anima della Formula 1, e così come ricordato anche dall’amico Gerhard Berger, egli prefigurava da sempre di approdarvi. Jean Todt asserì di aver conosciuto Senna nel settembre 1993, con l’auspicio di portarlo a Maranello sin dal 1995.
Milton da Silva, padre di Ayrton, dichiarò che il figlio, visti i buoni rapporti con Giancarlo Minardi e i componenti della sua scuderia, avrebbe espresso il desiderio, a fine carriera, di correre per un anno e a titolo gratuito a bordo di una Minardi, per dare una mano al team nello sviluppo della loro vettura.
Dopo la sua morte la nazionale brasiliana di calcio gli dedicò il mondiale vinto nel 1994.
La famiglia della madre di Ayrton, donna Neide Senna, era di origine napoletana.
I colori e disegni del suo casco furono poi ripresi da suo nipote Bruno Senna per commemorare suo zio.
A partire dal 1995, il team Williams ricorda Ayrton su ognuna delle sue vetture, sfoggiando nell’alettone anteriore il marchio dei suoi prodotti “Senna Driven To Perfection”.
Il fotografo Angelo Orsi, collaboratore del settimanale Autosprint e amico di Ayrton, è stato l’unico a catturare delle foto in cui è visibile il volto del pilota durante i soccorsi successivi all’incidente fatale. Tuttavia, egli ha deciso di non pubblicare né mostrare mai a nessuno tali foto ad eccezione della famiglia e della fidanzata del pilota
Senna viene inserito nell’introduzione televisiva giapponese della Formula 1, ogni volta in cui il gran premio si svolge in Giappone.
Ayrton è stato un aeromodellista, oltre che pilota di aerei. Amante del volo in tutte le sue forme, ha volato sul Mirage III biposto. Fu nominato pilota da caccia onorario della Força Aérea Brasileira
Ayrton Senna non si fece mai fotografare senza casco seduto nell’abitacolo della propria vettura sulla griglia di partenza di un Gran Premio, ad eccezione del fatale Gran Premio di San Marino del 1994.
A Londra, il museo delle cere Madame Toussaud, ha esposto per diverso tempo una statua di cera di Ayrton Senna.
In caso di vittoria a Imola, Senna aveva deciso di sventolare la bandiera austriaca in memoria di Ronald Ratzenberger morto il giorno prima. La bandiera fu ritrovata nella vettura del pilota brasiliano completamente intrisa del suo sangue.
L’incidente è avvenuto all’inizio del 7 giro. Senna era in prima posizione.
Fonte di ispirazione per la generazione di piloti che venne dopo di lui, Senna, la sua fede lo accompagnò in ogni sfida intrapresa a partire dai kart fino alle prime vittorie mondiali. Celebre il suo urlo dopo aver vinto il gran premio di Interlagos: il cambio – a quel tempo ancora manuale – danneggiato, lo costrinse a terminare la gara usando solo due marce. Lo sforzo per tenere la monoposto in pista fino alla fine fu causa di forti dolori alle braccia. Le grida registrate dalla radio del campione brasiliano, quindi, non sono di gioia ma di dolore. “Era un dio, perché era un uomo. Nel senso che i lampi del proprio talento e anche le ombre, i sentimenti, le paure della sua anima”, ha detto Giorgio Terruzzi, firma storica della Formula 1.
https://www.youtube.com/watch?v=Tpp7OCngXQM
Roma, 1 maggio
