I motivi per stimare José Mujica, il presidente “povero” dell’Uruguay, sono molteplici. L’ex guerrigliero marxista, che è stato incarcerato per 14 anni per essersi opposto al regime, è stato poi eletto come deputato, senatore ed infine tra il 2005 e il 2008 ministro “de Ganadeìa, Agricultura y Pesca”. Leader del Movimento di Partecipazione popolare, ha vinto poi le elezioni presidenziali nel 2009. Ha spiegato, in un’aula piena di uomini d’affari alla Camera del Commercio USA, i benefici della redistribuzione della ricchezza e dell’aumento degli stipendi dei lavoratori e la politica adottata dal suo governo.
Rinuncia ai benefici della presidenza vivendo in modo semplice. Il presidente Mujica ha rifiutato di vivere al Palazzo Residenziale e di avere un’auto di rappresentanza, infatti, vive in un monolocale nella fattoria di sua moglie e guida una vecchia Volkswagen dell’87. Dona il 90% del suo stipendio da 12.000 dollari mensili, in modo da arrivare al guadagno di un comune cittadino uruguayano: “Una persona povera non è chi ha poco, ma chi ha bisogno infinitamente di più e più e più. Io non vivo in povertà, io vivo in semplicità. Ho bisogno di molto poco per vivere”.
E’ un ambientalista, prova a ridurre gli sprechi. Con gran senso di responsabilità verso l’ambiente, ha criticato durante il summit Rio+20 i modelli di sviluppo portati avanti dalle grandi società, dichiarando: “Possiamo riciclare quasi tutto. Se vivessimo entro i nostri bisogni, i 7 miliardi di persone nel mondo potrebbero avere ogni cosa di cui hanno bisogno. Le politiche globali dovrebbero muoversi in questa direzione.” Inoltre, ha rifiutato un progetto energetico congiunto al Brasile che avrebbe fornito energia derivante dal carbone.
José Alberto Mujica Cordano, detto “Pepe”, ha inoltre sostenuto la lotta per legalizzare la marijuana. La legge permette ai cittadini di coltivare ogni anno una data quantità, il governo controlla il prezzo nelle farmacie. Prevede che consumatori, venditori e distributori abbiano una licenza del governo. “La lotta al consumo di marijuana non ha portato risultati in nessuna parte del mondo. E’ ora di provare qualcosa di diverso” ha spiegato. Tutto questo per togliere il mercato da trafficanti e trattare la dipendenza dalla droga come un problema della sanità pubblica. Quest’esperimento sta avendo ripercussioni a livello mondiale.
L’Uruguay è il secondo Paese in America Latina, dopo l’Argentina, ad aver legalizzato il matrimonio gay. A firmare la legge è stato proprio “Pepe” Mujica nell’agosto del 2013 dichiarandolo come un gesto di pure constatazione della realtà: “Non legalizzare il matrimonio gay sarebbe un’ingiustificata tortura per molte persone”. Ultimamente, l’Uruguay si sta impegnando per permettere l’adozione da parte di coppie gay e per il servizio militare da parte di persone dichiaratesi omosessuali.
Pepe si è concentrato per ridistribuire la ricchezza nazionale e la sua amministrazione ha ridotto la povertà dal 37% all’11%. La politica seguita dal presidente e dal suo governo prevede un prezzo fisso per i beni di prima necessità (come il latte) e assicura computer gratis ed educazione per ogni bambino. “I grandi business vogliono aumentare i profitti. E’ responsabilità del governo distribuire abbastanza di questi profitti in modo che chi lavora possa comprare i beni che produce – ha detto agli uomini d’affari della Camera di Commercio USA – L’investimento più importante che possiamo fare è nelle risorse umane.”
E’ contro il militarismo e la guerra. “Il mondo spende 2miliardi al minuto in spese militari” ha esclamato inorridito davanti agli studenti dell’American University. “Pensavo esistessero guerre giuste o nobili, ma non lo penso più. Penso che l’unica soluzione siano le trattative. La peggior trattativa è meglio della migliore guerra e il solo modo di assicurare la pace è coltivare la tolleranza.”
“Pepe” Mujica, il presidente uruguayano, è senza dubbio un leader rispettato e amato universalmente, oltre ad essere un politico di rara intelligenza ed onestà. In un’intervista rilasciata a El Pais semanal, ha affermato: “Oggi chi governa non comanda niente”. A governare sarebbero i grandi poteri finanziari che legherebbero le mani anche a figure come il presidente Obama. Sotto, un discorso che tocca i cuori con la sua semplice, inoppugnabile, coraggiosa verità. E’ l’uomo che governa il mercato o il mercato che governa l’uomo?
Roma, 28 maggio