Roma, 21 luglio 2014 – “Sono stato attaccato crudelmente, va bene così. Non devo sentirmi una vittima. Non ne ho diritto. Cosa mi ha più ferito? L’accusa di essere scappato. L’idea della fuga. Non è vero“. A dirlo è Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale e nuovo tecnico del Galatasaray, che a Beppe Severgnini sul ‘Corriere della Sera’ torna a parlare del Mondiale e non solo.
Si parte dalla Coppa del Mondo in Brasile e da ciò che non è andato: “È il progetto che non ha funzionato. Pensavamo di giocare in un certo modo e non ci siamo riusciti. Pensavamo di mettere in difficoltà la Costa Rica e non ce l’abbiamo fatta. Questo era il progetto tecnico ed è fallito. Punto. La responsabilità è mia. La Germania quando ha avuto difficoltà si è chiesta: qual è la nostra squadra più importante? Non ha risposto Bayern o Borussia. Ha risposto ‘Germania’ e tutti si sono messi al servizio della Nazionale. Nelle squadre italiane giocano il 38% di italiani. La stessa Juve ha sei titolari stranieri. Puntare sui settori giovanili, dicono, ma se sono pieni di stranieri? Di cosa stiamo parlando?“. Sulla futura guida della Figc Prandelli dice la sua su Demetrio Albertini: “Ho lavorato con Demetrio quattro anni. È un uomo perbene e sa il fatto suo, ha avuto esperienza internazionale come calciatore. Ma anche lui sa che non è una persona che cambia il sistema. È il nostro calcio che va rivisto. Ripeto, dobbiamo partire da una domanda: qual è la squadra più importante in Italia? È la Nazionale, solo così si arriva preparati ai grandi eventi“.
Poi Prandelli parla di uno dei giocatori che più ha deluso, Balotelli: “Mario è un ragazzo fondamentalmente buono. Non è un ragazzo cattivo. Ma vive in una sua dimensione che è lontana dalla realtà. Ma non vuol dire nulla. A 24 anni ha l’opportunità di fare tesoro di questa grande esperienza“. Mentre per l’Italia ecco il suo augurio: “La Nazionale galleggia ancora e si rimetterà a navigare. I giocatori potranno riscattarsi. Un mio ritorno? Assolutamente. Il mio tempo in azzurro è passato“.