Con gli arresti collegati al secondo filone denominato Mafia Capitale bis, adesso Roma rischia davvero il commissariamento. Anche se l’ala più integerrime prova a stringersi intorno a Marino, la possibilità non è poi così remota.
Alfonso Sabella, assessore alla Legalità: “Nessuna paura perché se per caso si prenderà questa decisione, non potremo che rispettarla e accettarla. Credo però che bisognerà valutare bene questa decisione“. Lo stesso però aggiunge: “Dire che il Comune sia infiltrato dalla mafia, che sia in mano alla corruzione e che non sia in grado di lavorare quando invece sta lavorando con la massima trasparenza“. Dichiarazioni, quelle di Sabella, che fanno perno su i cambi in corsa di alcuni regolamenti che “con le nuove regole adottate dal Comune, oggi come oggi, non sarebbero più possibili“. Infine la richiesta che è anche una provocazione: “Se mi date un sistema per licenziarli, io sarò il più felice del mondo. Datemi un sistema giuridico per mandare a casa le persone. Quando si capirà che un’amministrazione seria come lo Stato si deve dotare di un sistema che permetta di mandare a casa la gente corrotta, incapace, allora forse sarà troppo tardi“.
C’è però un fatto: l’operazione Mafia Capitale bis, con 44 ordinanze di custodia cautelare, di cui 19 in carcere, sta mettendo di nuovo a dura prova la squadra del sindaco. Chi gioca a scacchi sa che, in alcuni casi, arroccarsi può essere una strategia per difendere il re, ma questa mossa non è concessa quando il pezzo più importante è sotto scacco. Ormai Roma è un fascio di nervi scoperto, dove la vittima sacrificale non può essere che il sindaco, deus ex machina dei fallimenti di una città ormai in ginocchio. A questo proposito, ecco quanto dichiarato da Giorgia Meloni, leader di Fdi-An, tra i principali detrattori dell’attuale numero uno del Campidoglio: “Il sindaco Marino abbia la decenza di evitare alla Capitale d’Italia la vergogna di essere commissariata per mafia. Si dimetta e si torni alle urne il prima possibile“.
Un’entrata a gamba tesa, quella della Meloni e di una parte politica che da tempo chiede la costituzione di una commissione d’inchiesta sui rapporti persistenti tra cooperative e politica in merito al business legato all’accoglienza degli immigrati. “Un sistema ignobile di potere, nel quale degli schifosi corrotti senza scrupoli si arricchiscono sulle spalle dei disperati con i soldi degli italiani“. Naturalmente, potremmo prendere almeno altre dieci, cento dichiarazioni. Migliaia; milioni. L’Amministrazione romane è un calderone che ribolle da troppo tempo, perché questa sia esente da critiche partitiche e non.
Anche Salvini, del resto, non ha perso tempo, consapevole della possibilità di chiudere il primo cittadino all’angolo, consapevole di poter portare a casa un ulteriore round a suo favore attraverso la sua pagina Facebook: “Sono ladri, altro che buoni, accoglienti e solidali Mafia Capitale, altri 44 arresti per il business degli immigrati. Fermare subito le partenze e gli sbarchi, bloccare subito tutti gli appalti! Altro che buoni, accoglienti e solidali… sono ladri! Renzi e Alfano spargono clandestini negli alberghi di mezza Italia, capito chi ci guadagna?”
Pure i 5 Stelle hanno le idee chiare dopo Il Mafia Capitale bis di oggi: “Questa è l’ennesima prova che il sistema dei partiti è totalmente marcio, ivi incluso il PD romano già commissariato, che governa indegnamente questa città e che è totalmente coinvolto nell’indagine con diversi suoi esponenti. Ora vedremo se Marino, Orfini ed Esposito avranno il coraggio di affermare che la nostra richiesta di dimissioni del Sindaco sia assimilabile alle richieste della mafia“.
E il sindaco? Marino, impegnato in un incontro istituzionale con il presidente della Repubblica del Chile Michelle Bachelet per la collocazione di una targa in ricordo dell’organizzazione internazionale Chile Democratico, pur incalzato sul secondo mandato di arresti, ha dichiarato:
Dimissioni? Continuiamo in questo modo. Stiamo cambiando tutto. Marino, insomma, non ha nessuna intenzione di dimettersi. Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi sia in Campidoglio che in alcune aree come Ostia abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita“.
Sono estremamente orgoglioso e felice del lavoro del procuratore Pignatone che, dal suo punto di vista e per la sua area di lavoro, sta svolgendo lo stesso tipo di compito che noi stiamo facendo dal punto di vista amministrativo.
La linea amministrativa che abbiamo assunto in questi due anni di governo sta dimostrando che veramente, come avevo promesso in campagna elettorale, stiamo cambiando tutto. Una politica antica non solo nei metodi ma anche nei contenuti, e in alcuni casi gravemente colpevole è stata allontanata da me.
Il Pd è il popolo delle persone perbene, il popolo che mi ha eletto e mi sostiene. È il popolo che in questa città sta comprendendo quale conflitto epocale stiamo conducendo”.
Marino però deve fare i conti con un problema, un problema annoso per la politica e per chi è destinatario di una carica elettiva come quella di sindaco di Roma, città che conta, ricordiamo, quasi 3 milioni di abitanti: la credibilità. Oggi di quella credibilità, sembra rimasta in verità ben poco.
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