Miralem Pjanic è pronto per la nuova stagione della Roma. Dopo una stagione di delusioni, il bosniaco vuole regalarsi (così come i suoi compagni) qualcosa di importante: “Vorrei provare a ottenere molti titoli e aiutare il club a vincere il più possibile, ogni stagione – dice in una lunga intervista al sito della società – Non è facile, poiché ci sono molte squadre forti in Serie A. Giocare la Champions League ogni anno è fondamentale. La priorità è vincere titoli e mettere trofei in bacheca”.
In molti lo credono l’erede di Totti, ma Pjanic va cauto: “No, credo sia Francesco a dover decidere chi indosserà il suo numero 10. Penso sia un numero molto importante per i tifosi, per la società e per tutti a Roma. Penso che la cosa migliore da fare sia far decidere a Francesco chi prenderà quella maglia perché Francesco ha fatto moltissimo per questa società e per tutta Roma. Non è facile avere quel numero. Comporta molte responsabilità. I tifosi saranno contenti se a scegliere sarà Francesco. È un numero molto importante”.
Nelle ultime stagioni è stato spesso dato per partente, in rottura con la città. Ma Roma per lui è un luogo unico: “La città è fantastica. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo perché la città è stupenda. Penso che il Colosseo sia una delle cose più belle del mondo. Il tempo è fantastico durante l’anno e si mangia molto bene. Sono felice di essere qua. Ogni giorno vedo sempre qualcosa che non avevo mai visto prima”. Poi chiarisce sul suo ruolo: “Centrocampista centrale perché riesco a giocare molto la palla. Mi piace avare la palla tra i piedi. Credo che la filosofia del nostro allenatore mi avvantaggi perché sono un giocatore a cui piace giocare per gli altri e con gli altri. È quello che mi chiede l’allenatore, nel ruolo di centrocampista centrale”.
Poi per Pjanic alcune domande sui suoi idoli: “Zidane. Era pazzesco quello che riusciva a fare con la palla e come giocava per i compagni. Faceva molte cose semplici ma a volte, le cose più semplici erano anche le più difficili. Era fantastico vederlo giocare e guardare ogni partita in cui lui era in campo. Per quanto mi riguarda, nel tempo passato a guardare calcio, Zidane è uno dei migliori che abbia mai visto. Penso che la persona più importante della mia carriera, sin dall’inizio, sia stato mio padre perché mi ha sempre seguito e mi conosce meglio di chiunque altro. Sa quello che devo fare e le cose in cui devo migliorare. Dopo ogni partita mi dice sempre cosa ho fatto bene e quello in cui, invece, devo migliorare”.