Il derby capitolino con la polemica delle curve maschera la triste realtà del calcio italiano, ultimo per numero di spettatori tra i cinque campionati europei di prestigio
Niente curve, clima surreale, due gol accolti da qualche urlo senza boato. Il derby di Roma appena andato in scena ha fatto rumore così, con il silenzio della nord e della sud uniti nella protesta degli ultras. Un Olimpico vuoto, quasi tetro. E i numeri parlano impietosi, gli stadi italiani sono i peggiori tra l’èlite europea. Colpa dei tanti tafferugli, dei prezzi alti o di risultati non sempre soddisfacenti? Impossibile saperlo, obbligatorio domandarselo. Perché, polemiche a parte, gli impianti non sono quasi mai pieni.
Uno studio bwin di maggio 2015 ha evidenziato l’evidente difficoltà del calcio italiano ad attirare spettatori, nonostante la capienza notevole degli stadi. Dati alla mano, tra i 5 campionati principali del panorama europeo la Serie A è al quarto posto per numero di tifosi medi e quinto per percentuale dei posti occupati.
22.237 supporter a giornata la cifra raccolta dal torneo made in Italy, più di 20.000 in meno della Bundesliga, che ha il piccolo vantaggio di giocare a diciotto squadre. Piccolo appunto, perché la visione del calcio nel mondo tedesco porta sugli spalti famiglie e giovani in totale sicurezza, al contrario dei troppi episodi di violenza nel nostro Paese. Con Premier League (35.975) e Liga (26.880) decisamente lontani, soltanto la Ligue 1 è alle spalle della Serie A tra i cinque colossi, con appena 500 tifosi in meno a partita.
Attenzione però, i francesi pagano impianti più piccoli rispetto al nostro campionato. Ecco allora che nella graduatoria della percentuale dei posti occupati la Premier scavalca la Bundes (95% degli inglesi contro il 91 dei tedeschi) e i transalpini incalzano la Liga spagnola, fermandosi al 71% contro il 72 iberico. E l’Italia? Stadi grandi e vuoti, con interi settori chiusi durante le partite e curve bandite per giornate. Quinto posto e impietoso 54% di rapporto posti-tifosi. Praticamente per ogni spettatore seduto c’è un seggiolino libero. Una mazzata per gli stadi italiani, secondi solo ai tedeschi per capienza.
Squalifiche, prezzi alti e… risultati, inutile negarlo. Il tifo romano è uno dei più calorosi d’Italia, ma fuori dai confini nazionali le due squadre capitoline non riescono a far valere le loro qualità. E lo sanno bene a Leverkusen, dove prima è caduta la Lazio nei preliminari di questa stagione e poi ha gettato via due punti preziosi la Roma di Garcia, nel 4-4 pirotecnico che ha scontentato un po’ tutti. Almeno fino al ritorno, altrettanto scoppiettante. Una vittoria che lascia speranza nel tentativo di invertire la rotta, che vede l’Italia al quarto posto nella percentuale di ottavi di finale raggiunti dal 2010-11 a oggi. Con la Bundesliga sorprendentemente prima (83%), la Serie A si accontenta di un deludente 59%, surclassata da Liga e Premier League (entrambe 75%). Peggio di noi soltanto i cugini francesi, che con il 53% mostrano limiti piuttosto evidenti. Occhio a non sottovalutare i numeri anche per la nostra nazione però, perché 2 volte su 5 un’italiana che arriva ai gironi non riesce a passarli.
Nel periodo preso in considerazione tra l’altro soltanto una volta il made in Italy ha passato i preliminari, per cui il dato sarebbe ancora più impietoso ammettendo anche le eliminate un passo prima del paradiso calcistico.
Non si riempiono gli stadi con questi risultati, non si ottengono risultati senza i fondi degli stadi. Mentre l’Italia rincorre se stessa le altre nazioni scappano via, con la sola Juventus che finora ha dimostrato di saper tenere il passo. A Roma per ora vincono le proteste, le curve vuote e qualche seggiolino libero nelle sfide meno importanti. Chi glielo fa fare, a quei prezzi. Questa, signori, è la cultura del calcio italiano. Qualcuno lo ha capito e se ne allontana. Spiegatelo alle società, e magari si riavranno gli stadi pieni. Magari. Non ci resta che sperare, nel silenzio di queste curve deserte.
Fonte immagini e dati statistici: Bwin