I lavoratori del Ce.Fi ( centro riabilitazione ambulatoriale e domiciliare ) hanno deciso di scendere in piazza sotto la Regione Lazio per protestare contro i continui tagli alla sanità pubblica, in favore di quella privata. Il Ce.Fi è accreditato presso la Regione Lazio e attivo da circa 30 anni nel territorio di Ciampino, sta per chiudere i battenti. I ritardi nei pagamenti da parte della Regione, i continui tagli al budget, assieme ad una cattiva gestione, lo hanno condotto sull’orlo del fallimento. Da oltre un anno, denunciano i lavoratori, in quaranta prestano servizio senza riceve stipendio, il loro scopo è quello di non interrompere il percorso di riabilitazione dei tanti pazienti, adulti e bambini, che al centro si sono affidati per il recupero della loro disabilità. Con la chiusura del centro, non solo i lavoratori saranno disoccupati, ma rimarranno senza terapia i pazienti che si vedranno costretti a mettersi in lista d’attesa in altri centri e inoltre spariranno 143 posti di riabilitazione. «Noi tutti conosciamo la difficile situazione in cui versa la sanità laziale, ma ancor meglio conosciamo le difficoltà dei disabili che faticano ad ottenere il riconoscimento dei loro diritti – hanno dichiarato i lavoratori- stretti nelle maglie di una burocrazia sempre più pressante e schiacciati dai continui tagli. Conosciamo la situazione di bambini con disturbi dell’apprendimento che, con un tempestivo intervento, potrebbero superare le loro difficoltà e che invece sono costretti ad attese interminabili, causa la scarsità dei servizi. Per questo motivo abbiamo continuato ad impegnarci nel nostro lavoro, pur senza ricevere stipendi, consapevoli dell’importanza del nostro servizio. La vita quotidiana, però, le tasse, il mutuo, ecc. non ci permettono di continuare oltre. Abbiamo il diritto di ricevere quello che ci spetta per il lavoro svolto, e soprattutto abbiamo il diritto e il dovere di batterci perché quello che abbiamo portato avanti con impegno e fatica non vada perso. Il Ce.Fi. deve rimanere aperto. Chiediamo alla Regione un intervento per avere quanto ci spetta, ma anche per trovare una soluzione che permetta al centro di continuare da esistere». Una delegazione di cinque persone è stata ricevuta poco fa dal consiglio regionale per discutere possibili vie d’uscita alla chiusura del centro riabilitativo. Al momento, sembra che i soldi di più di un anno di lavoro, non verranno retribuiti, ma si cercheranno fondi perchè questo non avvenga più.