Roma, 22 novembre- Tra i giovani della destra romana si sta diffondendo un “gioco” che non è poi tanto nuovo, cambiano gli attori, ma la sostanza rimane la stessa: il pestaggio degli extracomunitari. Questa volta è il turno dei cittadini del Bangladesh, che a Roma costituiscono una comunità molto ampia, soprattutto in quartieri come Torpignattara, Prenestino, Casilino e Acqua Bullicante. Ed è proprio verso queste zone che si dirigono gli adolescenti di Forza Nuova per il loro “Bangla Tour”: partono dalle loro sedi, tra cui quella dell’Appio, ai civici 52 e 54 di via Lidia, tappezzate da manifesti inneggianti al Duce, e si dirigono in auto nella zona prescelta per dare sfogo alla violenza.
Il bengalese è una vittima perfetta perchè non reagisce e non denuncia. Sul malcapitato questi giovani danno il via ad un massacro che «ti scarica i nervi e la tensione», per portare avanti la loro lotta contro l’immigrazione. O almeno questo è quanto raccontano a se stessi. Ed è quanto hanno raccontato i due giovani fermati dalla polizia dopo l’accaduto.
Una notte di maggio sono stati arrestati e processati un diciannovenne e un sedicenne, autori del pestaggio di un minorenne bengalese, finito in ospedale col labbro e il sopracciglio spaccati. Il giovane, che hanno avvicinato con la scusa di chiedergli un accendino, credeva si trattasse di una rapina nonostante i violenti lo insultassero per il colore della sua pelle, e quindi consegnò spontaneamente il suo cellulare, che alla fine del pestaggio venne buttato in un cassonetto poco distante. Un testimone vide tutto dal suo balcone di via Oddi e denunciò il fatto alla polizia, che rintracciò i ragazzi che si aggiravano nel quartiere con i vestiti sporchi di sangue e li portò in commissariato.
L’avvocato Massimiliano Scaringella, difensore del sedicenne romano, dichiarò che a suo avviso dietro quei pestaggi ci fosse un preciso indottrinamento : «Il mio assistito rispondeva alle mie domande come un invasato. Picchiare i bengalesi per lui non era solo un modo per divertirsi, mi spiegò, ma era una vera e propria crociata, una battaglia che doveva combattere a tutti i costi. Qualcuno, più grande di lui, lo aveva attirato a frequentare la sede di Forza Nuova e l’idea che mi sono fatto è che il Bangla Tour fosse una sorta di iniziazione per essere accettato nel gruppo. Ma su di lui, sono certo, c’è stato un vero e proprio lavaggio del cervello. Ritengo sia una vittima inconsapevole di un sistema che tende comunque ad approfittarsi dei più deboli. Ora il ragazzo, grazie all’affetto e all’impegno della famiglia, sta uscendo, con fatica, dall’incubo in cui era finito»
La caccia al bengalese, per il sedicenne, è finita con un percorso di riabilitazione psicologica, ma molti altri continuano a perpetrare questa violenza vigliacca e ignorante al grido di “Camerata della destra romana, azione”, protetti da quella che credono un’ideologia legittima, che purtroppo non ha smesso di ricevere consensi con la caduta di Mussolini, ma anzi è ancora diffusa in ogni ramo della società.