Roma, 30 ottobre – Il gruppo FIAT è costretto a far le nozze coi fichi secchi. Difatti, la casa torinese è stata costretta a vedere al ribasso gli obiettivi finanziari del 2013 dopo il bilancio del terzo trimestre 2012 che fornisce un quadro ben preciso, tutt’altro che confortevole: contrazione del mercato brasiliano, stabilità di quello americano, mentre in Europa il dato è in controtendenza grazie ad una riduzione delle perdite. La gestione ordinaria è in calo: si passa da 901 milioni ad 816, mentre la liquidità resta superiore ai 20 miliardi. Nel settembre 2012 l’indebitamento è passato ad 8,3 miliardi dai 6,7 della fine di giugno dello stesso anno. Dal rapporto, si denota come pesino sul risultato il tasso di cambio sfavorevole e la contrazione del mercato sudamericano.
Per questo si è resa necessaria la revisione in negativo delle prospettive future e degli obiettivi finanziari: dunque, i ricavi previsti oscilleranno fra gli 84 e gli 88 miliardi, mentre l’utile netto fra 0,9 ed 1,2 miliardi di euro. Si prevede, altresì, un indebitamento compreso fra i 7 ed i 7,5 miliardi. Inevitabili le ripercussioni negative sul titolo in borsa: all’annuncio, il listino che in mattinata era salito sull’onda dei risultati di Chrysler, ha subito una netta inversione di tendenza, tanto da sospendere temporaneamente le azioni del Lingotto per eccesso di ribasso. In un secondo tempo, poi, ne sono state riammesse le contrattazioni.
Il dato della FIAT stride con quelli comunicati da Chrysler, vera e propria locomotiva del gruppo. Nel terzi trimestre, l’utile della casa americana è cresciuto del 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo quota 464 miliardi di dollari. Anche il fatturato è andato in territorio positivo, aumentando del 13,5% per un corrispettivo di circa 17,6 miliardi di dollari. Parallelamente, anche l’indebitamento ha subito un incremento, passando ad 888 milioni di dollari. Tuttavia, la controllata americana ha confermato i suoi obiettivi finanziari per il 2013: dunque, i veicoli venduti saranno circa 2,6 milioni, i quali produrranno ricavi netti tra i 72 ed i 75 miliardi di dollari. Dati che determineranno un utile operativo che varierà da 3,3 a 3,8 miliardi di di dollari con un utile netto fra 1,7 e 2,2 miliardi. Il flusso di cassa, invece, dovrebbe essere uguale od inferiore al miliardo di dollari.
Le uniche note storte del colosso a stelle e strisce sono rappresentate dai 343 milioni di dollari in negativo a causa dei pagamenti per 600 milioni d’interessi al fondo sanitario Veba e per la decisione di tardare l’uscita sul mercato della nuova Jeep Cherokee. Tuttavia, dietro ai numeri, la Chrysler è più che chiara: la robusta domanda di pick-up e SUV garantiscono un maggiore ritorno rispetto alle automobili. Lo dichiara Sergio Marchionne, amministratore delegato della FIAT: «È il nono trimestre consecutivo in utile, a conferma dei nostri sforzi. Adesso siamo pronti a lanciare altri nuovi prodotti strategici, coma la nuova Jeep Cherokee e il Ram 1500». Nei primi nove mesi saranno più di un milione ed 800 mila le vetture consegnate dal gruppo in tutto il mondo.