Roma, 26 gennaio- Scuola via onlus è presente sul territorio della Magliana fin dal 1975 ed assiste bambini e ragazzi disabili, dalle più lievi disabilità alle più gravi. Nella struttura vengono aiutati 300 ragazzi, di cui 79 in regime semi residenziale, 85 nel settore non residenziale di neuropsichiatria infantile e 108 nel settore non residenziale ambulatoriale e domiciliare per patologie motorie e neuromotorie. Un aiuto non solo importante, ma fondamentale in uno Stato in cui vengono ridotti sempre più i fondi per l’assistenza sociale e per gli educatori, mentre nelle scuole pubbliche è praticamente inesistente l’insegnamento a ragazzi disabili e il loro conseguente inserimento nella classe. Il 15 gennaio però Scuola viva onlus è stata chiusa per un’ordinanza del Tar, che ha ravvisato la mancanza all’associazione di un nulla osta idraulico per il bacino del Tevere, richiesto dal 2010, ma non ancora ricevuto. Le famiglie e le associazioni sono sul piede di guerra, contro le mancate risposte della Regione di fornire un’ alternativa. E’ tanta anche la preoccupazione per la sorte dei ragazzi assistiti nella struttura, perchè un lungo periodo senza assistenza potrebbe far regredire la loro situazione. « Tutti affermano che siamo un centro di eccellenza – ha dichiarato Pocek, presidentessa di Scuola viva onlus– Se la soluzione che ci proporrà la Regione, in occasione del prossimo incontro, sarà quella di sistemare l’utenza un po’ ovunque, smembrandoci, allora Scuola viva morirà e le famiglie perderanno la nostra modalità e peculiarità di lavorare con i loro ragazzi. La revoca dell’accreditamento è una forzatura da parte della Regione -accusa Pocek- perché non ci è stato applicato neanche il decreto che concede ulteriori tre mesi di tempo a quei centri sanitari per i quali permangono delle non conformità, che siano stati oggetto di diffida o di sospensione dell’autorizzazione o di diniego dell’accreditamento. In questo tempo avremmo cercato di recuperare la documentazione mancante. La nostra richiesta -conclude la presidentessa- è farci lavorare con un altro tipo di contratto provvisorio come consentito in altre situazioni».
di Elisa Bianchini