Roma, 11 marzo – La bufera in casa Lazio non si è ancora fermata, anzi. Lo scontro tra la tifoseria biancoceleste e il presidente Lotito si anima giorno dopo giorno, tanto da non far sperar più ad una possibile riconciliazione. I supporter laziali chiedono al presidente di farsi da parte, lasciando spazio ad eventuali imprenditori pronti a investire sul marchio Lazio. Ma Lotito non demorde, sicuro dell’ottimo lavoro svolto finora, e con in mente progetti che a breve e lungo termine vorrebbe attuare. Domenica è arrivata una brutta sconfitta in casa contro l’Atalanta, ma i proiettori erano (e sono tutt’ora) puntati sull’assenza del pubblico biancoceleste. La contestazione è arrivata ai limiti più pesanti, e a subire le maggiori pressioni è proprio la squadra. Anche Reja ha ammesso che è difficile scendere in campo e dare il meglio in queste condizioni, e spera in una ricucitura tra tifo e presidenza. Ma più che passi di riavvicinamento, ogni giorno le due parti si allontanano sempre più.
Ieri sera Claudio Lotito è interventuo nel programma di RaiSport 1 “Il Processo del Lunedì”, dove ha parlato di questa situazione in casa biancoceleste. ““Io sono abituato a guardare sempre al futuro, soprattutto per una tifoseria sana. Al di là degli atteggiamenti di alcuni, che sempre mi hanno osteggiato, voglio ricordare che la Lazio a livello di settore giovanile ha il ranking Uefa più alto e il prossimo anno porteremo in prima squadra 4 giovani. Sono abituato a proiettarmi nel futuro, mai nel passato. Quando siamo usciti con il primo numero della rivista ufficiale, c’era il mio volto in copertina, accompagnato dalla dichiarazione ‘Io sono colpevole’. Mi sento ‘colpevole’ infatti di essere troppo attaccato a questa società, di aver curato la solidità della squadra, magari non regalando sogni. Ma questo non significa mancanza di un progetto. Abbiamo sempre permesso alla squadra di trovarci nei primi 5-6 posti, senza tralasciare la gestione economica. Il mio obiettivo più grande è costruire uno stadio di proprietà della Lazio: penso sia l’unico modo per ottenere una autonomia gestionale. Io voglio che quella struttura rappresenti la casa dei tifosi. Ho preso l’impegno già 9 anni fa quando nessuno parlava di stadi. Con uno stadio tutto suo la Lazio potrebbe dire la sua davvero alla grande. I tempi? Tre anni tecnicamente ma oggi c’è una norma che non consente il processo di valorizzazione di questa casa dei tifosi. Io voglio che quella struttura rappresenti questo. Dipendesse da me io lo farei domani mattina. Purtroppo non dipende da me ma dalle amministrazioni. Se arrivasse un magnate, per come è concepita l’iscrizione al campionato, non potrebbero esserci apporti di un certo tipo. Io ai tifosi non ho tolto il denaro, non ho tolto nulla. Il mio predecessore aveva il 51% della società, io ne ho il 67%. Vorrei ricordare ai tifosi che l’intervento di esterni non potrebbe risolvere o stravolgere una società che avrà sempre quei ricavi. Non entrando allo stadio il danno l’hanno fatto alla Lazio, non a Lotito.
IL MERCATO – Secondo i tifosi biancocelesti, una delle colpe del presidente Lotito è la gestione del mercato. Sono state tante le cessioni di pezzi pregiati: l’ultima in ordine di tempo il passaggio del brasiliano Hernanes all’Inter. Lotito, però, mostra di avere le idee chiare: “Ho una lista di acquisti, ma adesso non si può parlare di mercato. Acquisteremo in più reparti, un attaccante già conosciuto ai media, parliamo di persone di alto livello. Noi abbiamo un progetto, non è solo questione di comprare. Due anni fa criticavano perché la squadra era vecchia, oggi perché è giovane”. E’ quindi una gestione economica obbligata, quella ‘lotitiana’. Dovuta a una mancanza di entrate importanti, come per esempio quelle dello stadio. “La riduzione drastica dei ricavi da stadio investe tutto il calcio. Per tre motivi: motivi economici congiunturali del paese, disaffezione dei tifosi che preferiscono restare in poltrona, stadi di scarso appeal. Troppo comodo identificare un capro espiatorio. I prezzi che abbiamo praticato sono quelli di 9 anni fa. Abbonati? Sono 11 mila se escludiamo la promozione Cuccioloni, una mia iniziativa, che sarebbe come se avessi regalato 9mila abbonamenti. Quando dite che a Lazio-Sassuolo erano tanti, dite una bugia. La carenza di incassi nasce anche dai provvedimenti UEFA, la gente è stufa di questi cori”. Il merito più grande della gestione Lotito è quella riguardante il bilancio, in regola con le norme del fair-play finanziario, ma con punti da rivedere come la questione ‘sponsor’: “Io guardo gli obblighi nostri, la Lazio lo rispetta. Se verranno fatte le esclusioni dalle Coppe o multe salate la Lazio non ci rientrerà. A livello Nazionale servirà del tempo per potersi adeguare. Ma se io devo vendere uno sponsor a una cifra irrisoria è preferibile usarla per fini benefici. C’è qualcuno che ha uno sponsor importante? Lo proponesse. L’appeal è dato da fatti concreti. Finale Coppa Italia, in Europa League, se gli altri svendono è una scelta gestionale. Ci sono squadre di Serie A che prendono 12-13 milioni, alcuni prendevano 7 milioni all’epoca”. Molti invocano un azionariato popolare, Lotito non è d’accordo. “Distruggerebbe la società. Sono un combattente, non un reduce. Ho il concetto della guerra del 15-18: Il Piave mormorò non passa lo straniero”. Il presidente conclude con una battuta sui cugini giallorossi: “La Roma ci è stata sotto per tanti anni, e soprattutto non ha mai respirato aria europea, solo quella di Roma”.