Tra i giochi che spopolano su Facebook e le scommesse online le differenze sono in diminuzione, con un unico grande fattore ad accomunare le due esperienze: la dipendenza
Giocare a poker a soldi significa rischiare di diventarne dipendenti, passare un po’ di tempo su FarmVille o ZyngaPoker invece no. Un ragionamento comune, anche credibile se vogliamo. Peccato che sia completamente sbagliato. La dipendenza non deriva soltanto dalla possibilità di vincere o perdere la cifra: anche il tempo è un fattore prezioso da considerare. Se si perde troppo tempo dietro a un social game diventa una droga. Pericolosa tanto quanto il gioco d’azzardo.
La strategia di chi siede dietro al banco è molto simile nelle due circostanze. Rendere la situazione intrigante, convincere a rimanere attivo e richiedere costanza per maggiori risultati. Per potenziare il livello nel gioco e migliorare le proprie abilità. Concetto simile a quello elaborato dalle poker room per attirare un maggior numero di giocatori alla permanenza, con un sistema di bonus che premia meriti e immunità. Spesso con richieste particolari, raggiungibili soltanto giocando un alto numero di mani. Se i bonus diventano un obiettivo il gioco è fatto, per i siti di gambling. Ma anche per quelli di gaming.
Il professore Mark Griffiths aveva osservato già nel 1991 la somiglianza tra i videogiochi e l’azzardo, con la sottile differenza che nel primo caso l’obiettivo è conquistare punti, nel secondo bonus. La sensazione provata dal nostro cervello è comunque la stessa, con il tentativo di raggiungere un guadagno che possa soddisfare le aspettative e portare a un riscatto personale. Lo spreco principale nella dipendenza è in genere il tempo più che il denaro. La ricerca di un miglioramento richiede molte ore, in un videogioco così come nei giochi d’azzardo in cui l’abilità conta maggiormente. E’ questo lo spreco principale di chi si affida ai social gaming, dove raramente si spendono soldi. Almeno di solito.
Il tentativo di monetizzare tramite i giochi di Facebook è abbastanza recente e non così efficace. L’idea di ZyngaPoker di aprire una piattaforma per gli utenti desiderosi di puntare denaro vero non ha avuto grande successo, e l’azienda ha dovuto chiudere il progetto, almeno per il momento. Unica fonte di guadagno rimangono le versioni premium dei social game, comunque pochi per poter permettere di campare a chi li gestisce. Anche se in alcuni casi, come riportato dallo stesso Griffiths, si perde completamente la testa: nel 2013 ad esempio due ragazzi hanno usato di nascosto la carta di credito del padre per acquistare animali virtuali su una di queste piattaforme. La somma sborsata ammontava a 3000 dollari, mica male per qualche finta bestiola.
Follie a parte, la strategia che accomuna social gaming e gioco d’azzardo è palese soprattutto nei siti in cui vengono proposte in versioni gratuite specialità del gambling. Slot machine, poker, blackjack e roulette, tutte con soldi finti. Con l’unica fondamentale differenza che anche le probabilità di vincita sono modificate, in modo da portare il giocatore a pensare di avere abilità (o fortuna, o entrambe) nel gioco e di poter tentare il salto di qualità nelle puntate con denaro vero. Tanto per far capire che la dipendenza non deriva soltanto da quanto vanno messe sul tavolo cifre più alte del previsto. A volte basta puntare il proprio tempo, e decidere di non prenderlo più. Metterlo lì su un videogioco e lasciar scorrere i propri giorni. Forse a quel punto è meglio davvero buttare 10€ e uscire a fare una passeggiata. Senza fattorie virtuali. Basta poco per cadere nel vizio del gioco (non) patologico.
Fonte: GamingReport