Roma, 15 marzo – L’Italia chiude come peggio non può il Sei Nazioni 2014. In un Olimpico stracolmo finisce 52-11 per l’Inghilterra, che passa sul velluto con 7 mete, mostrando tutta la sua forza contro una nazionale azzurra prima di forze e mentalità che ora è chiamata ad una seria analisi sul suo futuro.
Orfana di Castrogiovanni in mischia, gli azzurri si fanno valere ma, dopo l’illusorio vantaggio firmato al piede da Orquera, arriva prima il pareggio di Farrell e poi al 14’ la prima meta di Brown. Diversi gli errori da entrambe le parti, ma anche un arbitro ancora una volta non molto attento ai veli degli inglesi, che però, quando hanno la possibilità di giocare alla mano, fanno davvero paura. La reazione italiana è tutta in due azioni di McLean e Sarto, la prima svanita per un in avanti dell’estremo azzurro, la seconda dopo una palla persa avversaria, fermata a pochi passi dalla linea di meta con un placcaggio alto non visto dall’arbitro francese Guazere. Gli azzurri però, nonostante la voglia, non riescono a giocare diverse fasi di gioco con l’ovale, mostrando poi diverse pecche difensive, non solo per quanto riguarda la scarsa precisione nei punti d’incontro, ma anche nel livello di attenzione. E la squadra di Lancaster è brava a sfruttare ogni opportunità e negli ultimi 8’ va a segno con Farrell e Brown (ancora), chiudendo la prima frazione sul 24-6.
Nella ripresa subito fiammata azzurra ad opera di Campagnaro, ma ben presto si torna a soffrire e dopo il giallo al 10’ di Bortolami, vanno in meta prima Nowell e poi Vunipola. In mezzo una prolungata azione d’attacco degli azzurri, che però faticano tremendamente contro il fisico degli inglesi e conseguentemente a sfondare la linea avversaria. Nella festa delle mete festeggia anche Tuilagi, a dimostrazione dello strapotere fisico dei britannici, che però al 29’ subiscono il colpo messo a segno da Sarto, bravo ad intercettare un pallone a largo. Nel finale sofferenza e nervosismo, ma a tempo scaduto c’è anche tempo per la gioia di capitan Robshaw, che chiude i conti sul 52-11. E per l’Italia c’è tanto da riflettere: dopo un 2013 da record, un 2014 da triplo salto mortale all’indietro. Urge una cambio di rotta repentino.