Una decisione sofferta, ponderata ma inevitabile. La Curva Nord della Lazio non ci stà e conferma la sua assenza fino a fine stagione. E lo fa con un comunicato in cui parla del perché è arrivata a questa presa di posizione importante, già manifestata alla vigilia della sfida con il Milan dello scorso weekend.
“Abbiamo riflettuto, ponderato, vagliato tutto. Potrà sembrare strano, anche se storicamente poi è sempre stato così, ma questa situazione non ci ha spaccato come tifoseria (come magari qualcuno si augurava) ma ci ha unito ancora di più perché si è instaurato un dialogo tra tutte le componenti del tifo. Ci si è confrontati tutti quanti, ognuno ha espresso la sua opinione e bisogna ammettere che ogni soluzione era supportata da amore incondizionato verso la Lazio e da ragionamenti validissimi. Noi abbiamo deciso: da domenica non entreremo. Invitiamo chi la pensa come noi a fare altrettanto. Invitiamo comunque a lasciare la Curva Nord vuota, a non occupare posti che non vi appartengono”.
“Vi spieghiamo cosa ci ha portato a questa sofferta, soffertissima decisione: noi amiamo la Lazio, la poniamo al centro della nostra vita, la viviamo sette giorni su sette e non solo nei novanta minuti della partita. Per lei diamo tutto noi stessi ma allo stesso tempo abbiamo un compito e un dovere importante: far rispettare ed onorare la Lazio e i tifosi della Lazio stessi. Lo facciamo allo stadio, lo facciamo per strada, nelle città straniere quando andiamo in trasferta e abbiamo il dovere di farlo anche dentro casa nostra. Per amore di questi colori abbiamo mandato giù tutto, ci siamo gettati alle spalle mille provocazioni arrivate da questa dirigenza. Abbiamo deciso di supportare incondizionatamente una squadra allo sbando, come abbiamo visto la scorsa stagione, anche se l’umore generale era differente. Abbiamo mandato giù l’ennesima promessa di fare una grande Lazio, ascoltata e vista da tutti a Piazza San Silvestro, quando poi i risultati sono quelli che vediamo. Abbiamo sopportato l’assenteismo della società nel tragico periodo di Varsavia e abbiamo dovuto subire addirittura l’ennesima provocazione nei nostri confronti, sentendoci chiamare collettori di collette,quando il nostro unico intento era quello di liberare i nostri fratelli. I fratelli di tutti i tifosi della Lazio. Per questo abbiamo ricevuto elogi da tutti e dalla Lazio stessa indifferenza. Subiamo le continue provocazioni di un mister che vorrebbe ricondurre gli scarsi risultati della squadra alla contestazione e non ad un mercato indegno ed una rosa inadeguata. Abbiamo sentito per l’ennesima volta farneticanti dichiarazioni su un Hernanes incedibile, salvo poi venderlo a una diretta concorrente per un posto in Europa. Abbiamo sentito la proprietà della Lazio sminuire il malcontento di 45.000 laziali che hanno manifestato liberamente a Lazio-Sassuolo, 45.000 laziali presi in considerazione dalla stampa e dalle televisioni ma ignorati dalla Lazio stessa. Abbiamo ascoltato in televisione il presidente della Lazio fare riferimenti repressivi simili al 2005 per chi contesta. Non abbiamo avuto neanche la possibilità di fare domande lecite all’interno dello stadio, con gli striscioni che non sono stati fatti entrare, stranamente solo in questa occasione“.
“Noi abbiamo una storia e una dignità che ci portano a dire basta. Noi non tolleriamo più la presenza di questo personaggio. Noi non tolleriamo più di dividere lo stadio con chi, con arroganza e prepotenza inaudita, sta sgretolando non solo la Lazio ma la lazialità. Noi, da Lazio-Parma, non entreremo. Non abbandoniamo la Lazio ma, anzi, cerchiamo così facendo di mantenere alta l’attenzione e di dare un’ulteriore scossa. Chiamarla ancora contestazione ormai è riduttivo: è una rivolta popolare che vede coinvolti ultras, semplici tifosi e chi ha a cuore le sorti e il futuro della S.S. Lazio. Questo è per quanto riguarda l’ambito dello stadio, perché la nostra protesta si estende al di fuori da adesso in poi. Per questo ci organizzeremo per manifestare in piazza. Intanto vi informiamo che noi, come gruppo, porteremo avanti queste altre forme di protesta e vi invitiamo a prenderle in considerazione perché le riteniamo giuste. Sarà libera scelta di ognuno, poi, valutarle positivamente o meno. Noi come gruppo non ci abboneremo fino alla fine della campagna acquisti, quando vaglieremo tutti insieme se le promesse saranno rispettate o disattese come sempre. Non acquisteremo materiale e prodotti ufficiali. Ognuno di noi che ha sottoscritto un abbonamento con Sky o Mediaset invierà alla rispettiva piattaforma una promessa di disdetta, riconducibile solo ed esclusivamente alla gestione della Lazio. La riteniamo una forma civile e legale per far sentire la nostra voce. Ovviamente abbiamo preparato una bozza che, tramite la radio e altri mezzi di comunicazione, vi comunicheremo nei prossimi giorni.
Uniti si può.
Uniti si deve.
Uniti riprendiamoci la nostra Lazio”.
Mentre intanto il presidente Claudio Lotito sbotta: “Il campionato non è ancora finito e in questo momento dobbiamo concentrarci ed evitare che questo clima ostile condizioni i risultati della squadra. Ci sono molti giocatori che sono al limite o non ne possono più e se ne vogliono andare. Insomma, non è vero che i giocatori non vogliono venire alla Lazio, ma se ne vogliono andare, e non per il rapporto difficile con la società. Qualcuno mi ha detto ‘presidè, non mi diverto più’. Per loro vivere in un contesto di questo tipo crea dei problemi. Se questi atteggiamenti sono di tifosi che vogliono bene alla Lazio, fate le vostre considerazioni”.
Roma, 27 marzo